Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Gli studi di genere hanno pervaso ogni ambito del sapere. Molte persone, istituzioni e perfino interi stati continuano a screditarli o addirittura a proibirli. Ma questo li fermerà? Assolutamente no. Io sono Matteo Botto e questo è About Gender, studi d'altro genere.
Oggi siamo qui con Maddalena Cannito, ricercatrice presso l'Università di Torino, sociologa transfeminista che si occupa di maschilità, politiche sociali e famiglie. Ciao Maddalena, è un piacere averti qui con noi oggi.
[00:00:33] Speaker B: Grazie a voi per l'invito e ciao a tutte e tutti e tutto.
[00:00:37] Speaker A: Maddalena, con te vorremmo provare a parlare di un tema di cui si parla poco, ossia delle paternità. Basandoti sulle tue ricerche che hai condotto in questi anni, sapresti dirci com'è vissuta e com'è evoluta?
[00:00:48] Speaker B: Sì, hai fatto proprio bene a fare questa introduzione, perché effettivamente la paternità non è un tema nuovo e tantomeno è un'esperienza nuova nelle biografie maschili. Quello che cambia e che sta cambiando, anche se con qualche passo in avanti e alcuni passi indietro, con direzioni inaspettate e molto variabili, lo che cambia è le pratiche da una parte. di paternità e dall'altro anche i significati che si attribuiscono a questo tipo di esperienza. Parto da questo secondo elemento, la questione della paternità, quindi in senso più strettamente generativo, di riprodursi, di portare avanti la specie, di diffondere il proprio seme, sono elementi che in realtà hanno sempre caratterizzato l'esperienza degli uomini e un certo tipo di maschilità, di performance di maschilità, L'esempio più estremo è l'uso dello stupro come arma di guerra in cui io uomo uso il corpo della donna per riprodurmi e riprodurre la mia specie. Quindi da un lato procreare, il fare figli è un sintomo di maschilità, di una maschilità virile in grado di provare e dimostrare la propria virilità. Dall'altro lato invece quello che appunto sta cambiando negli anni è proprio il tipo di significato anche che si dà a questa esperienza e il tipo di pratiche che si svolgono con i propri figli e le proprie figlie. Ora io in questo caso mi concentro di più sulla paternità eterosessuale perché più il mio campo di studi e perché anche è stata più studiata negli anni. Ovviamente quindi alcuni certi tipi di riflessioni valgono perché nel contesto eterossessuale, perché chiaramente ci aiutano a mettere in luce anche alcuni elementi proprio di costruzione dei generi, mascherità e femminilità, che si costruiscono vicendevolmente e anche di diseguaglianze tra uomini e donne, tra madri e padri. Quindi quello che sta succedendo è, diciamo, insomma si sta, ormai dagli anni 2000, forse anche un po' prima in altri contesti, penso agli Stati Uniti, insomma si sta sempre più studiando i cambiamenti appunto della paternità. Con questa idea che esista una nuova paternità, è un'etichetta che trovo molto problematica, in realtà è discutibile, perché appunto l'idea di nuovo presuppone un vecchio che quindi sta in una sorta di passato, ma in quale passato? Quando è diventata nuova? però l'idea è un po' di marcare effettivamente una cesura, appunto come dicevo, sia nei significati che nelle pratiche dell'essere e del diventare padre. Quindi con un'idea di questi padri che sono padri sempre più presenti, coinvolti, accudenti, anche qui le etichette si sprecano, diciamo, Per marcare però l'importanza, ma anche il desiderio degli uomini, talvolta anche molto sostenuto dalle donne, di essere più coinvolti con i propri figli e le proprie figlie. Quindi coinvolti non solo da un punto di vista emotivo, quindi anche con manifestazioni di affetto più esplicite, ma anche da un punto di vista proprio pratico. come pratiche di cura in senso stretto, quindi non solo pratiche diciamo ludiche, di divertimento, ma anche pratiche che coinvolgono anche un'intimità, quindi intimità sia emotiva che corporea. Chiaramente la novità sta proprio in questi elementi, perché queste pratiche sono storicamente state associate al femminile, al mondo delle donne, alle madri. e quindi in questo senso trovare un modo per integrare anche nella propria identità e nelle proprie pratiche di genere maschili questo tipo di pratiche di cura è chiaramente una sfida per gli uomini, con in più il fatto che l'esperienza della paternità non è un'esperienza chiaramente che è fuori dal contesto sociale, quindi è chiaramente influenzata dalle politiche che danno o non danno certi diritti, ma che anche danno certe responsabilità. Il congedo di paternità in questo senso è emblematico, cambiano le possibilità di agire questa paternità, ma anche di mostrarla. in pubblico. C'entrano chiaramente appunto gli ambienti di lavoro, io ho studiato molto questi aspetti e chiaramente il lavoro è un elemento fondante della maschilità occidentale, quindi il breadwinning, il mantenere la famiglia e chiaramente se per una madre è più facile pensare che possa prendersi del tempo, ridurre il proprio impegno nel lavoro, addirittura lasciare il lavoro per occuparsi dei bambini e bambine, molto meno culturalmente accettato, ma anche immaginato, diciamo, dagli uomini stessi come una possibilità. Questo perché? Perché effettivamente non si può, appunto, guardare alla paternità senza, come anticipavo, guardare alla mascherità, quindi a quello che socialmente e culturalmente consideriamo come pratiche fondative dell'uomo vero, di cosa fa un uomo vero. Chiaro che le pratiche appunto possono cambiare, è chiaro che però cambiano lentamente nel tempo e con delle aspettative sociali che prima di tutto sono aspettative non solo interiorizzate ma anche che vengono da altri uomini che pongono appunto dei vincoli in qualche modo a questo tipo di esperienza.
[00:06:07] Speaker A: Grazie mille Maddalena per la tua risposta. Allora, abbiamo parlato di paternità, però stavo pensando che sarebbe interessante anche approfondire il tema dei padri separati. Ora, come ben sappiamo, di questi gruppi ce ne sono certi che sono anche allineati ad altri gruppi di radicalizzazione misogine o come quelli della Menosphere e sappiamo anche che ce ne sono alcuni che operano prettamente online mentre ce ne sono anche altri che operano offline. Che cosa sapresti dirci al riguardo?
[00:06:32] Speaker B: Certo, come vi dicevo ovviamente la paternità tocca i temi della maschilità e i temi delle diseguaglianze di genere, perché chiaramente poter scegliere che tipo di padri essere, quanto essere presenti, se essere presenti è ovviamente un privilegio. Poi a mio avviso è anche una perdita per gli uomini, però chiaramente ci dice che in qualche modo la possibilità di scegliere la propria biografia per gli uomini, le possibilità di scelta sono molto più ampie. Devo dire che i gruppi dei padri separati sono un fenomeno molto interessante, ovviamente qua non stiamo parlando di quei gruppi profemministi, di riflessione sul maschile che riflettono anche sulle proprie esperienze di paternità e che purtroppo però sono rari e sono anche meno popolati di questo altro tipo di gruppi di cui andrò a parlare, di cui appunto mi chiedeva Matteo, perché invece questi gruppi sono emblematici di come proprio all'interno di gruppi di uomini, quindi gruppi usetti omosociali, si costruisca maschilità ma molto poco paternità e soprattutto si costruisca una maschilità che è molto in opposizione a, mi vienrebbe da dire antifeminista in primo luogo, ma anche antifemminile. Quindi l'aspetto secondo me interessante di questi gruppi di padri è che da un lato utilizzano anche questi cambiamenti della paternità, di cui si discute sempre di più, utilizzano queste strategie retoriche che sembrano anche reclamare un maggior protagonismo maschile nella cura, quindi maggiori anche diritti e doveri, una maggiore anche condivisione delle responsabilità genitoriali con le proprie ex part, quindi utilizzano tutti questi strumenti apparentemente, questi strumenti retorici apparentemente pro-feministi, comunque pro-uguaglianza quantomeno, in realtà li usano in modo strategico per proporre invece dei discorsi estremamente misogini e estremamente violenti, in cui peraltro le dimensioni della cura, dei propri figli sono completamente assenti, quasi sempre non si parla mai del tipo di rapporto che si aveva prima della separazione, non si parla mai anche di un ruolo collaborativo se vuoi con le proprie ex partner in quanto genitori che condividono per l'appunto la cura e che quindi anche in qualche modo operano entrambi per anche il benessere dei propri figli e delle proprie figlie. Invece appunto questi tipo di argomenti vengono utilizzati per promuovere questo tipo di contenuti. Devo dire che fare ricerca su questi temi è molto faticoso perché le donne sono dipinte sempre con aggettivi piuttosto coloriti, mi vien da dire da streghe a serpi a ben di peggio, tendenzialmente come avide, che quindi utilizzano la separazione e i figli per esercitare un potere sui propri ex partner, per farsi mantenere, questa è una grandissima retorica. Con Eugenia Mercuri avevamo definito questo tipo di maschilità come maschilità rancorose, perché tra l'altro non solo sono rancorose verso le proprie parti, ma anche verso un sistema non meglio identificato, spesso si spengono tirate in ballo anche tribunali, assistenti sociali, che sarebbero appunto contro i padri, contro gli uomini, che quindi in qualche modo le darebbero i loro diritti, quando in realtà sappiamo benissimo che all'interno di questi gruppi e anche all'interno di alcuni tribunali, delle cosiddette CTU, consulenze tecniche di ufficio, viene invece molto spesso utilizzata la cosiddetta sindrome di alienazione parentale, cioè l'accusa diciamo alle donne, perché nella quasi totalità dei casi questa accusa viene mossa dagli uomini contro le donne, quindi si vengono accusate le madri di in qualche modo fare il lavaggio del cervello. Gardner che ha coniato questa espressione parla esattamente proprio di brainwashing per in qualche modo mettere, alienare appunto, mettere i figli contro i propri padri e invece sappiamo dalla letteratura ma anche da penso all'inchiesta parlamentare della Commissione Parlamentare sul Femminicidio, quindi fonti anche di vario a natura, che molto spesso invece questo tipo di accuse, di strumenti vengono utilizzati per proprio nei casi invece di violenza, quindi di separazione non solo conflittuali ma anche in cui c'era una violenza pregressa all'interno del nucleo e quindi in qualche modo di nuovo è un modo per spostare la responsabilità non solo della separazione ma anche della fallimento in qualche modo della relazione padre figlio sulle donne e quindi le donne sono doppiamente responsabili in qualche modo sono responsabili del mantenimento del legame padre figlio durante la relazione e anche dopo e sono quindi loro le colpevoli eventualmente se questa relazione fallisce e molto spesso appunto come dicevo vengono invece usate per nascondere episodi di violenza ma talvolta sono delle forme ulteriori di violenza sulle donne.
[00:11:27] Speaker A: Grazie mille Maddalena per le tue risposte per averci aiutato a capire meglio questo fenomeno e soprattutto grazie mille per il tuo tempo.
[00:11:34] Speaker B: Grazie a voi è stato un piacere.
[00:11:36] Speaker A: E ovviamente grazie mille a tutte le persone che ci hanno ascoltato. Al prossimo episodio. Ciao!