Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Gli studi di genere hanno pervaso ogni ambito del sapere. Molte persone, istituzioni e perfino interi stati continuano a screditarli o addirittura a proibirli. Ma questo li fermerà? Assolutamente no. Io sono Matteo Botto e questo è About Gender, studi d'altro genere.
Siamo qui oggi con Giovanna Vingelli, ricercatrice presso l'Università della Calabria e direttrice del centro di Women's Studies Millivilla. Ciao Giovanna, è un piacere averti qui con noi oggi.
[00:00:31] Speaker B: Grazie, ma a te un piacere.
[00:00:33] Speaker A: Giovanna, finalmente stiamo parlando di più di Menosphere, sia negli ambiti di ricerca sia anche negli ambiti relativi all'attivismo. Sappiamo che è un fenomeno complesso, però sapresti darci una definizione?
[00:00:44] Speaker B: Che cos'è la manosfera o la maschiosfera? È difficile dare una definizione unicota perché in realtà quello che abbiamo di fronte è un po' un arcipelago di gruppi organizzati che hanno delle caratteristiche in comune. La prima è una caratteristica tecnica, ovvero che la loro organizzazione si svolge sulla Quindi sono gruppi che non necessariamente si incontrano dal vivo, anzi moltissimi quasi mai si sono incontrati dal vivo e si sono organizzati dal vivo, ma gestiscono le loro attività sui vari canali legati ai media e Internet. Che cosa hanno in comune rispetto al discorso e alla narrazione che portano avanti? Anche qui è complicato dare una risposta univocale. Potremmo dire che una cosa che unisce questi gruppi è l'odio e il disprezzo verso le donne. Però dobbiamo fare attenzione, perché non si tratta soprattutto nei gruppi recenti della monosfera, perché quest'arcipelago ha una storia lunga, dato che i primi gruppi, certamente non organizzati su internet, già nascono negli anni 70. E non dobbiamo fare l'errore di pensare che siano accumulati ancora oggi da una misoginia di tipo tradizionale. e quindi da un odio nei confronti delle donne che potremmo identificare come qualcosa quasi di psicologicamente orientato. Non si tratta più soltanto di questo, si tratta anche di questo, c'è una parte di tradizionalismo in questi gruppi, ma non si tratta soltanto di questo. Per fare qualche esempio concreto, probabilmente i gruppi che oggi sono più famosi, quelli che vengono alla mente quando si parla di Manosfera, quelli su cui si è anche scritto di più, sono gli Incel, gli Involuntari Sally Bates, ovvero quei gruppi di uomini abbastanza giovani, ma tra i 20 e i 30 anni, che per una serie di motivazioni esprimono un disprezzo, un allontanamento, un distacco nei confronti di un femminile o di un ideale femminile, ritenendosi incapaci di attirare le donne. E quindi si considerano, sia per quelli che loro definiscono limiti estetici o anche limiti territoriali, inadatti ad attrarre le donne, che invece sono attratte da una tipologia maschila cui loro non possono assolimentare. Poi, ad esempio, ci sono i cosiddetti pick-up artists, che sono dei gruppi, anche qui, che hanno una storia anche molto dinamica, che nascono, invece, quasi in contrapposizione con quella che è la narrazione in selle. Loro considerano sempre le donne come prede, sono consapevoli del fatto che le donne sono attratte da alcune caratteristiche fisiche oppure dalla ricchezza, ad esempio, degli uomini. Ma diversamente dagli incel, come dire, non sono rassegnati. Pensano che si possano acquisire delle tecniche specifiche di seduzione. Oppure ci sono una sott'arcipela, una sottogalassia, che è quella degli attivisti per i diritti degli uomini. Questi sono dei gruppi più organizzati, che si allontanano dalla semplice, fra virgolette, misoginia, per sviluppare un discorso che sia in maniera più esplicita antifemminista. Quindi il loro bersaglio polemico, non solo alle donne come gruppo eterogeneo, ma sono le donne organizzate all'interno di associazioni e organizzazioni femministe con un'acquisizione che probabilmente accomuna questi gruppi anche con quelli citati precedentemente, ovvero l'idea che negli ultimi 30-40 anni le donne abbiano conquistato il mondo e che quindi tutto il discorso che viene fatto di discriminazione di genere, di difficoltà delle donne, di pari opportunità, sia esclusivamente fumo negli occhi, per celare invece quella che è la realtà delle cose, ovvero che le donne ormai stanno dominando il mondo e attraverso le ramificazioni feministe che vanno a intersecarsi con le grandi istituzioni internazionali, che promuovono politiche di gender equality e mainstreaming, in realtà stanno dominando tutte le istituzioni politiche.
Poi ci sono altri gruppi come ad esempio i TMZ, i TOW, i MEN GOING THEIR OWN WAY. Anche loro costruiscono un pensiero intorno al disprezzo e all'allontanamento del femminile, ma ad esempio, diversamente dagli INCEL, non costruiscono una narrazione e un discorso di tipo vittimista. Ce ne sono molti altri. Potremmo anche dire che, rispetto a quello che dicevo prima, se c'è qualcosa che accomuna questi gruppi è questa idea, ideologia della red pill, della pillola rossa, che si richiama chiaramente al film Matrix, all'interno del quale colui o lei che prendeva la pillola rossa, diversamente dalla pillola blu, aveva la capacità di leggere la realtà così com'è. Ci sono quindi delle cose che accomunano questi gruppi, ci sono anche delle cose che li differenziano all'interno, ci sono anche dei conflitti più o meno espliciti, al loro interno. Come dicevo prima, ad esempio gli incel sono in forte contrapposizione con quelli che sono i pick-up artist. Ci sono alcuni pick-up artist che dichiarano che precedentemente erano degli incel, ma hanno scoperto ovviamente che si può uscire dalla condizione degli incel. I gruppi organizzati di attivisti per i diritti dell'uomo e con le loro diverse ramificazioni guardano con un po' di disdegno gli incel considerandoli appunto protagonisti di un certo maschile vittima vittimista da cui loro ovviamente rifuggono, perché ad esempio alcuni uomini organizzati invece rivendicano moltissimo una maschilità che non è una nuova maschilità, una maschilità non egemone, ma una maschilità che si rifà a aspetti molto tradizionali, il recupero appunto dell'essere selvatico, il recupero dello stare insieme fra uomini per risacralizzare il maschile. Quindi Come dicevo all'inizio, è veramente un architetto abbastanza composito rispetto al quale possiamo identificare dei temi comuni, ma non possiamo anche identificare delle differenze.
[00:06:36] Speaker A: Grazie mille Giovanna per la tua risposta. Dato quello che ci hai detto, lo scenario pare essere abbastanza inquietante. Sapresti dirci in che modo possiamo arginare questo fenomeno?
[00:06:46] Speaker B: Allora, hai ragione, è un po' inquietante il panorama. C'è anche da dire, ad esempio, che alcuni gruppi come l'Insei negli Stati Uniti e in Canada sono stati inseriti nella lista dei gruppi terroristici, perché ci sono stati alcuni esempi di attacchi terroristici con una specifica base misogina. Io credo che siamo di fronte a un fenomeno estremamente complesso, del quale probabilmente non abbiamo capito fino in fondo le strategie. Io credo che sia stato assolutamente necessario questo periodo di studio per comprendere effettivamente quelli che sono i contorni del fenomeno, le dinamiche, però io credo che adesso dobbiamo porci, sia come accademiche, sia come attiviste, la domanda su che cosa fare. Qui però siamo di fronte a un problema, perché quando si parla di questi gruppi che manifestano una certa radicalità conservatrice, ci sono alcune richieste molto forti, che provengono anche qui dall'area anglosassone Stati Uniti, che vanno nella direzione della censura. se la censura probabilmente non è la risposta, è vero che la manosfera si sta inserendo sempre in più in un discorso che è assolutamente mainstream. Questo tipo di discorsi che vengono affrontati sono sempre più diffusi in canali social media più o meno tradizionali, ad esempio, che utilizzano ad esempio i meme per portare avanti questi tipi di discorsi antifeministi e che arrivano quindi a un pubblico di ragazzi e ragazze sempre più giovani stanno interiorizzando questo tipo di discorso molto tradizionale. Ci sono delle ricerche molto interessanti in Gran Bretagna, in Francia e in Spagna che ci dicono che oltre il 60% degli adolescenti è venuto in contatto con questi contenuti e buona parte di questa percentuale ne condivide. Io credo che il che fare si traduce in maniera probabilmente anche semplificata con una riflessione sui percorsi educativi che possiamo Però qui io vorrei veramente aprire una riflessione sui percorsi educativi che possiamo proporre. Prima perché viviamo ovviamente in un momento storico anche in cui i percorsi educativi in generale, che vanno nella direzione di proporre contenuti legati alle differenze di genere, all'educazione e all'affettività, sono sotto attacco. Quindi dobbiamo porci il problema di come fare per mantenere quello che infaticosamente era stato pensato. Io mi rendo anche conto che però dovremmo, insomma, orientare anche la nostra ricerca e anche la nostra capacità di intervento metodologico su che tipo di e proprio quali contenuti e soprattutto con quali linguaggi feicolare questi contenuti, perché Se questi gruppi attaccano sempre frontalmente il femminismo, le conquiste del femminismo, operando in maniera sempre più sofisticata, approcci strategie di disinformazione, utilizzando la scienza, decontestualizzando dei dati, ad esempio, che sono oggettivi, identificando dei dati spiatori o comunque dei nemici che sono nella maggior parte dei casi, Donne, semplificando moltissimo quello che è il loro linguaggio, noi invece le nostre, fra virgolette, armi, i nostri strumenti, sono per definizione immersi nella complessità delle cose e quello di cui noi parliamo sono meccanismi sociali estremamente complessi, sono strutture sociali da decostruire, parliamo di maschilità tossica e gemone. E tutto questo, che è assolutamente corretto ed è importante che continuiamo a portarlo avanti, però si scontra con delle esigenze, una fragilità, uno stessuto sociale che è caratterizzato non solo dalla fragilità in particolare del ruolo maschile, ma anche da situazioni e da una società sempre più precaria e individualista in cui molti ragazzi, molti giovani ragazzi sono assolutamente spaventati rispetto a quello che è il loro posto nel mondo. E allora secondo me ne dobbiamo intercettare questa precarietà, questa richiesta molto forte di capire esattamente quello che sta avvenendo. Siamo costretti ovviamente a non semplificare quella che è la complessità che ci contraddistingue, ma credo che è il nostro dovere identificare dei linguaggi che sappiano arrivare in maniera più diretta alle generazioni più giovani e anche meno giovani. Questo non è semplice, perché significa che i nostri percorsi educativi devono non solo ripensare i propri contenuti, ma anche trovare altre strade. Devono essere più veloci, più efficaci, Devono utilizzare non soltanto gli incontri nelle scuole, nelle associazioni che facciamo, ma devono sempre più utilizzare i mezzi di comunicazione che i ragazzi più giovani utilizzano, con dei linguaggi che siano adeguati. Quindi è necessaria, secondo me, anche una giovane, giovanissima platea di attivisti e di attiviste, di giovani accademici e accademiche che sono in grado di fare questo, perché altrimenti saremo sempre più sulla difensiva come gruppo di persone in Accademia, non solo che si occupano di queste cose e continuano a fare necessariamente ricerca, ma che perde il contatto comunque con quella che è la realtà di questi gruppi, che pone delle questioni che sono assolutamente cruciali.
[00:11:58] Speaker A: Grazie mille Giovanna per essere stata qui con noi, grazie mille per le tue risposte e soprattutto grazie mille per il tuo tempo.
[00:12:04] Speaker B: Grazie mille, alla prossima.
[00:12:06] Speaker A: E ovviamente grazie mille a tutte le persone che ci hanno ascoltato. Al prossimo episodio, ciao!