Com’è rappresentato il genere nelle canzoni più ascoltate?

Episode 4 June 03, 2025 00:17:08
Com’è rappresentato il genere nelle canzoni più ascoltate?
About Gender. Studi d'altro genere
Com’è rappresentato il genere nelle canzoni più ascoltate?

Jun 03 2025 | 00:17:08

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Show Notes

In questo episodio di About Gender. Studi d’altro genere, la Prof.ssa Sveva Magaraggia, sociologa dell’Università di Milano-Bicocca, ci guida nel dibattito sulla rappresentazione di genere nella musica italiana contemporanea. 

  

Attraverso un dialogo critico, esploriamo come le canzoni più ascoltate in Italia riflettano e influenzino le norme di genere, concentrandoci in particolare sul genere musicale trap. Discutiamo delle discriminazioni di genere presenti nei testi musicali, sia del passato che del presente, evidenziando come la musica possa perpetuare stereotipi o, al contrario, offrire spazi di resistenza e rinegoziazione delle identità di genere. 

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Gli studi di genere hanno pervaso ogni ambito del sapere. Molte persone, istituzioni e perfino interi stati continuano a screditarli o addirittura a proibirli. Ma questo li fermerà? Assolutamente no. Io sono Matteo Botto e questo è About Gender, studi d'altro genere. Oggi sono qui con Sveva Magaraggia, professoressa associata presso l'Università di Milano di Cocca, sociologa culturale ed esperta in tematiche di genere. Ciao Sveva e grazie per essere qui con noi oggi. [00:00:30] Speaker B: Grazie a voi per l'invito e sono molto contenta di essere qua. [00:00:36] Speaker A: Dunque, di musica se ne parla sempre di più. Lo vediamo proprio anche negli ambiti accademici, negli ambiti di ricerca. Finalmente questo argomento sta prendendo più spazio, visto l'importanza che ha nelle nostre vite. Quindi quello che vorremmo chiederti è questo. Secondo te, oggi in Italia, nelle canzoni più ascoltate delle hit parade, che rappresentazioni di genere troviamo? [00:00:57] Speaker B: Allora, è una domanda che, come dici tu, diventa sempre più attuale, ciclicamente direi. Ci sono sempre dei momenti in cui c'è un po' l'attenzione sulla musica e si crea sempre un po' questo panico da la musica oggi è terribile. Io ti rispondo appunto da sociologa e ancoro la mia risposta a delle ricerche empiriche che ho fatto negli ultimi anni. Nelle hit parade direi degli ultimi sei anni circa, è vero che c'è un'alta presenza di musica trap e quindi è vero che uno dei generi musicali più ascoltato è la musica trap. Sappiamo che la musica trap ha come nonna la musica rap e il pop che nasce proprio dalle periferie americane e nasce come musica che vuole in qualche modo esprimere rabbia, sottolineare ingiustizie e disuguaglianze sociali, quindi il genere musicale in sé è un genere che vuole veicolare rabbia. L'analisi che ho fatto io dei testi musicali, e qua mi concentrerò sulla trap con te perché è sempre un po' il grande elefante nella stanza quando si parla di musica, il genere trap, quindi pur avendo come taglio questo della rabbia, della rivendicazione, ha in questo periodo una declinazione del genere e dei generi, mi vorrebbe dire, del concetto di genere e dei generi sicuramente problematica. Tenete conto che nelle hit parade arrivano solo i trapper, uomini, che quindi presentano il mondo dal loro punto e qual è il loro punto di vista? Il loro punto di vista è quello di giovani uomini che lottano per un'egemonia, che è un'egemonia di classe, che è un'egemonia dei margini che vogliono arrivare nel centro, ma che è anche un'egemonia di genere. Dire egemonia di genere fa pensare tutti a subito l'utilissimo concetto di Connell, di maschilità egemonica, ed effettivamente io in queste canzoni ho trovato, io la chiamo una specie di transizione verso questa maschilità egemonica, irraggiungibile, sono come su delle scale mobili che vanno ma non arrivano mai a un punto di arrivo definito e quindi sono uomini che devono raccontarsi sempre come ipereterosessuali e quindi c'è questo gioco costante al rappresentarsi come iperattivo sessualmente e purtroppo fa gioco a questa narrazione di ipereterosessualità avere come punto d'appoggio per tirarsi su tra virgolette delle donne oggetto. e quindi le donne in queste canzoni sono presenti, ma purtroppo è dell'elemento, se vuoi, che è più sicuramente da problematizzare e su cui vale la pena di più discutere, vengono rappresentati come oggetti sessuali. Quindi a partire dai nomi con cui si nominano le donne nelle canzoni, per cui sono bitch, ma non solo bitch, che oramai è un termine che quasi non è più negativo, sta a indicare una donna forte emancipata, ma vengono indicate in chiarissimi termini derogatori. Questo è un elemento su cui ragionare e che va problematizzato. Va problematizzato perché noi non sappiamo che cosa succede ai ragazzini e alle ragazzine che ascoltano questa musica e si sentono rappresentati, no? Sempre confrontati con questa iper-sessualità che deve essere, tra l'altro, iper-eterosessualità, che deve essere ignara dei pericoli e quindi, no? Accento Tanta sulla Tesla è una delle frasi più ricorrenti, con Attorno Chi, la mia tipa, che viene descritta solo perché ha delle belle chiampi, quindi L'oggettificazione, noi sappiamo che uno degli strumenti dell'oggettificazione è quello di descrivere le persone non in quanto persone, ma in quanto pezzi di corpo. E quindi tu non sei una donna, una ragazza senziente che ragiona, ma sei due belle chiappe, un bel seno e poco di più. Quindi questo è un elemento sicuramente problematico. Vorrei in questi minuti che abbiamo ancora, che ho di tempo, invece raccontare un altro elemento che io trovo interessantissimo, dei trapper uomini. Aggiungo uomini perché come sappiamo quando si dice dei trapper sembra sempre questo neutro, maschile, universale. Io invece intendo proprio Ribadisco, chi arriva alle hit parade sono solamente uomini e tristemente quasi tutte le canzoni nelle hit parade, anche quelle cantate dalle donne, vengono scritte da uomini. C'è un aspetto estremamente interessante in queste canzoni dei Trapper, che è un tentativo, ti direi, di esprimere una fragilità e un malessere. come sappiamo la sociologia ci insegna i veri uomini che non esistono ma che purtroppo devono costantemente essere messi alla prova, non devono chiedere mai. Quindi c'è quest'idea che uno degli ingredienti di questa maschilità egemonica è quello di essere emotivamente distaccati. I famosi poveri bambini che se piangono vengono ripresi con non farla femminuccia, si ritrova 15 anni dopo con i trapper che non si possono dire sofferenti, che non si possono dire che hanno voglia di tenerezza, perché rischiano di essere presi come dei maschi meno maschi. E invece tra le righe di queste canzoni io ho trovato tantissima sofferenza. sicuramente collegata ai modelli maschili ma sicuramente anche collegata a un sentire generazionale. Mi colpisce molto le droghe, ovviamente sono omnipresenti in queste canzoni perché sono una sostanza che si usa e che nella generazione giovanile con cui ci si sperimenta. Ma le droghe non vengono citate solo come lo strumento che uso per sballarmi, per divertirmi, ma diventano anche lo strumento che mi permette di non sentire, che mi permette di placare le mie ansie. mi permette di dormire perché soffro di insonnia, perché ho l'ansia di un mondo che non ha futuro, ho l'ansia di una generazione che si vede la propria progettualità scippata dalle altre generazioni, da un mercato del lavoro precario, da tutto quello che noi in sociologia conosciamo. Mi ritrovo sempre in questa grande contraddizione da donna che vede e sa quanto possa essere pericoloso una violenza verbale e simbolica così forte contro le donne e quindi da un lato mi viene a dire problematizziamo queste canzoni dall'altra mi viene a dire ascoltiamo però anche una generazione di giovani uomini che ci dice C'è un problema grosso a livello di società, c'è un problema grosso a livello di rapporti tra le generazioni, c'è un problema grosso all'interno delle famiglie perché ci raccontano proprio di malessere, di violenze che magari hanno subito, di incapacità di avere degli strumenti per esprimere poi quello che sono dei traumi che magari hai e che ti porti dietro. Quindi io ho trovato tanto anche di questo nascosto Purtroppo, ben nascosto, ci sono dei trapper un po' più adulti, un po' più grandi in termini di età, che invece iniziano a avere anche il coraggio di parlare di questo senza doversi vergognare, però sicuramente questo è un elemento che lascio lì alla riflessione. [00:09:06] Speaker A: Grazie mille Sveva per questa tua risposta. A questo punto passerei alla prossima domanda. Abbiamo parlato appunto di musica trap principalmente, dato che anche tu stessa l'hai definita un po' come l'elefante nella stanza, era necessario assolutamente parlarne. Io vorrei provare a citare a questo punto un altro elefante o elefantino nella stanza, ossia tutto il tema della moralità della musica di oggi. Dato che sappiamo, sentiamo dire che la musica di oggi appunto non ha abbastanza valori, veicola dei messaggi sbagliati, una volta invece era meglio, una volta invece c'erano canzoni molto più romantiche. Ti vorrei chiedere, questa narrazione che a volte sentiamo nei media o anche nei nostri discorsi di tutti i giorni con le persone che ci circondano, è vera oppure no? [00:09:52] Speaker B: Guarda, grazie di questa domanda che è importantissima. La risposta breve è no. Di Diliaco nelle canzoni del passato non c'è nulla. La risposta un po' più articolata te la do su due piani, da un lato c'è proprio uno sguardo generazionale, che cosa significa? Quando noi non eravamo ancora nati come generazione, quindi nella prima metà degli anni 70, gli adulti dell'epoca guardavano i giovani terrorizzati perché? Perché erano i capelloni. Sicuramente avere i capelli lunghi era sinonimo, e doveva essere sinonimo, di pericolo, poca adesione alla moralità e tutto, chi più ne ha più ne metta. I capelloni di ieri, possiamo fare un bel parallelo, sono i trapper con i tatuaggi sul volto di oggi. La mia generazione, chi è nato a metà degli anni 70, se vede un giovane uomo tatuato sul volto, immediatamente pensa a come immaginare o quello dei carcerati e quindi, aiuto che paura, sicuramente sono tutti brutti e cattivi e quindi questo sguardo generazionale, ricordiamocelo sempre, che poi si invecchia e invecchiando si tende un po' a chiudersi e si fa fatica a capire i messaggi nuovi che arrivano e ogni generazione giovane ha sentito questo sguardo giudicante delle altre generazioni su di sé. Quindi non sta peggiorando però questa domanda è importantissima e di nuovo ti rispondo Grazie a una ricerca sociologica che avevo fatto un po' di anni fa, perché poi così è iniziato questo mio interesse scientifico per la musica, avevo iniziato a raccogliere tutte le canzoni scritte dagli anni 70 in poi, contenenti elementi di violenza esplicita. E quindi ti posso citare, non so, i Moda, non so se appunto la tua generazione un po' più giovane li conosce oppure no, però i Moda sono un gruppo rock, diciamo, ai concerti dei Modà vanno madri, figlie, padri, persone con generazioni diverse e i Modà hanno una canzone che si chiama Meschina ed è terribile perché ti dico solo l'incipit di questa strofa è sei stata così perfida che soffocherei tutti i respiri che fai voglio vederti strisciare e concederti a me Devi dirmi va avanti bla bla bla, devi dirmi scusami e feriscimi e implorarmi di non ucciderti. Quindi di nuovo anche qua abbiamo una certo tipo di violenza che viene cantata in modo estremamente esplicito. Ma ancora di più pensate alla canzone Maracaibo. Musica tropicale estiva. Se pensate a Maracaibo pensiamo tutti al chioschetto sulla spiaggia e all'infradito e la sabbia tra i piedi. e Maracaibo di fatto parla di un femminicidio. Innamorata, sì, ma di Miguel. Miguel non c'era. Miguel deve emigrare. C'era Pedro. Quando torna Miguel, la vide in pallidì perché l'avete abbracciata a Pedro, quattro colpi di pistola le sparò. Quindi, di nuovo, Maracaibo, con questa musica così morbida, rotonda e felice, in realtà parla di un femminicidio. Ce ne sono tantissime di canzoni nel passato e non solamente canzoni dei vecchi rapper, stiamo proprio parlando di canzoni che sono entrate nella cultura generale, canzoni pop che sono estremamente violente, ma ti aggiungo anche altro, ci sono delle canzoni che in qualche modo inneggiano alla pedofilia, ce ne sono diverse che io ho trovato che abbiamo poi analizzato in un vecchio libro che avevamo scritto che si chiama Relazioni Brutali, l'avevo scritto con Elisa Joni all'epoca. Quindi ti leggo questi testi, queste parole di Brunori Saskia, anche questo è un cantautore, nel 2014 canta questa canzone che dice tu sei mia perché hai l'innocenza e la pornografia, per la frivolezza e la malinconia perché ho 40 anni più di te. Non rompere i coglioni, levati i pantaloni, che devi fare l'amore, lo devi fare con me. Se poi ti farà male, non mi condannare, pur sempre amore. Quindi sono di nuovo testi estremamente pesanti, ce ne sono purtroppo tanti che ho trovato. che contengono una violenza esplicita. Masini con Bella stronza, cioè ci sono tante canzoni. E approfitto di questo spazio per aggiungere un'altra nota che è estremamente complicata. È quindi che si fa. Di recente abbiamo assistito ad altri casi in cui l'opinione pubblica si giustamente risveglia e vuole bloccare delle canzoni violente. Io devo dire che non penso mai che la censura sia la soluzione, penso però che la comunità degli artisti e delle artiste, che sono sempre più presente, con una voce sempre più forte, è davvero come una voce fuori dal coro, mi viene da dire, perché le canzoni scritte e cantate da donne, anche donne trapper, sono molto forti e parlano delle loro condizioni di giovani artisti e di giovani donne in un modo estremamente interessante, seppur contraddittorio, ma benvengano le contraddizioni. Quello che a me interessa sollevare e dire è che è davvero interessante che la comunità artistica si interroghi su queste canzoni, su queste parole. Non basta nascondersi dietro al ma io parlo di violenza perché la condanno e non la celebro, perché questo è quello che sentiamo sempre dire, ma quando leggiamo le canzoni ci rendiamo conto se è una canzone che condanna la violenza o se la celebra o se la guarda con quello spirito un po' compiaciuto. e pluriginoso, quindi è una giustificazione che non regge. Ci sono artisti che possono decidere di non voler essere dei role model, dei modelli per i giovani, secondo me c'è sempre più una generazione che sa che ha una responsabilità. può decidere di fregarsene o può decidere di farsene carico, secondo me c'è una maturazione all'interno della società e io vedo una maturazione anche all'interno di alcuni giovani uomini che li potrebbe portare a sviluppare quel coraggio per dire non faccio la facile rima sessista perché non ho più voglia di stare all'interno di questo discorso, perché ho delle figlie, ho delle compagne, ho delle sorelle, delle madri e mi sento una responsabilità nei confronti anche del genere femminile e me l'assumo e questa è la grande speranza. [00:16:40] Speaker A: Concordo ovviamente al 100% con te e spero davvero che questa presa di consapevolezza da parte della comunità degli artisti e da parte della società tutta possa avvenire il prima possibile. Detto questo, grazie mille davvero Sveva per averci aiutato a capire meglio questo tema e soprattutto per averci donato il tuo tempo. [00:16:59] Speaker B: Grazie a te e a voi per averci ascoltato presto. [00:17:00] Speaker A: Grazie anche a voi per averci ascoltato. Al prossimo episodio!

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