Che cos’è la queerfobia?

Episode 12 July 29, 2025 00:15:24
Che cos’è la queerfobia?
About Gender. Studi d'altro genere
Che cos’è la queerfobia?

Jul 29 2025 | 00:15:24

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Show Notes

In questo episodio, Giuseppe Burgio, professore ordinario presso l’Università di Enna “Kore”, ci guida in una riflessione sul concetto di queerfobia e sulle forme multiple che può assumere.

Inoltre, analizziamo il legame tra queerfobia e violenza di genere, provando a comprendere le norme che sostengono entrambe. 

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About Gender. Studi d’altro genere è un podcast dedicato ai gender studies, con un’attenzione particolare al fenomeno della violenza di genere.  

In ogni episodio, insieme a chi studia questi temi, analizziamo il fenomeno da diversi punti di vista, con l’obiettivo di sensibilizzare e prevenire. Senza semplificazioni e con il supporto della ricerca, perché conoscere è il primo passo per trasformare la realtà.

Il podcast è ideato, diretto, scritto e prodotto da Matteo Botto all’interno del progetto PRIN GeNoMa Violence. Gender Norms, Masculinities and Violence against Women, coordinato dalla Prof.ssa Luisa Stagi. Inoltre, rientra nel GEP - Gender Equality Plan dell’Università di Genova. 

Il progetto è stato finanziato grazie a NextGenerationEU e al PNRR ItaliaDomani del Ministero dell’Università e della Ricerca.

Il podcast è patrocinato dal CPO - Comitato Pari Opportunità dell’Università di Genova e da About Gender - International Journal of Gender Studies.

Musiche: Action of Your Dreams (Rockot); Pluto (EduardBykovets).

Chapters

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Gli studi di genere hanno pervaso ogni ambito del sapere. Molte persone, istituzioni e perfino interi stati continuano a screditarli o addirittura a proibirli. Ma questo li fermerà? Assolutamente no. Io sono Matteo Botto e questo è About Gender, studi d'altro genere. Siamo qui oggi con Giuseppe Burgio, ordinario di Pedagogia Generale Sociale presso l'Università Ennacore. Ciao Giuseppe, è un piacere averti qui con noi oggi. [00:00:29] Speaker B: Ciao, piacere mio. [00:00:31] Speaker A: Giuseppe, ci potresti dare una definizione di omofobia? [00:00:35] Speaker B: Etimologicamente viene da lingue classiche. Fobia è la paura. Omo, che significa uguale in greco antico, è in realtà la contrazione di omosessuali. Quindi sarebbe letteralmente la fobia. alcuni provano rispetto a relazioni sentimentali o sessuali tra persone dello stesso genere. Il termine è considerato impreciso perché sappiamo che non è una fobia, perché la fobia è una questione individuale che fa soffrire chi soffre appunto di una fobia, per cui che l'esempio di soffere di agorafobia evita gli spazi aperti. Per l'omofobia abbiamo il percorso inverso, cioè gli omofobi vanno alla ricerca di persone gay e lesbiche per dimostrare la loro non accettazione e generalmente sono le persone omosessuali vittime dell'omofobia. Quindi non è una fobia, è piuttosto una forma di odio strutturata in campo sociale, tanto che alcuni usano omonegatività. al posto di omofobia o anche eterosessismo. Ma il termine omofobia è ormai invalso. Se leggiamo i giornali, il termine usato è appunto questo è un termine che noi tendenzialmente associamo agli omosessuali maschi, perché questo fastidio per i rapporti sessuali tra persone dello stesso genere non si applica per esempio alla pornografia mainstream per produttori etero che possono avere scene di sesso tra donne che evidentemente non disgustano lo spettatore, anche se poi appunto abbiamo la presenza di attori uomini. Quindi neanche l'uomo di omofobia è corretto, perché è un termine sbilanciato sul maschile. Oltre a questa imprecisione, nei giornali viene usato in maniera estesa, per cui forse è bene spacchettare cosa significa questo termine. Sicuramente ha una componente di gayfobia, cioè di stereotipi contro gli uomini gay che sono imbelli, non amano gli sport violenti, sono ordinati e sensibili e in questo c'è anche il fastidio, il disgusto per la sessualità anale che ovviamente non è limitata agli uomini gay ma viene socialmente associata a questi. Abbiamo poi in realtà la lesbofobia, cioè le lesbiche sono camioniste, che sono disordinate a casa, non hanno trovato l'uomo giusto e via di seguito. Però, come dicevo, il lesbismo è stato sessualizzato da un'ottica eteropatriarcale Poi in realtà abbiamo anche la bifobia, che eredita le forme di esclusione e di disgusto relativi all'omosessualità maschile e all'omosessualità femminile, ovviamente non alle relazioni eterosessuali, ma le persone bisessuali hanno il peso di subire discriminazione tanto dagli etero, ma anche dalle persone gay e lesbiche. Anche qui abbiamo uno sbilanciamento di genere, la bisessualità femminile è considerata una cosa che capita, spesso alle feste si chiede alle ragazze di baciarsi tra di loro perché è considerato sexy e questo non dice nulla in realtà secondo la società della sessualità delle persone. Al contrario, invece, anche un singolo rapporto omosessuale in un uomo provoca la bicancellazione, cioè tu sei gay e in realtà non avevi fatto coming out. Questo però, oltre alla bifobia, abbiamo per ultimo la transfobia, o meglio il genderismo. cioè il fatto che i sessi determinano i generi, che sono due, non è possibile nessun passaggio dall'uno all'altro, per cui chi fa questo transito è spesso picchiato, ma anche in questo caso le donne trans molto più degli uomini trans, e poi abbiamo un leggendarismo che combatte anche le persone non binarie. [00:05:08] Speaker A: Grazie mille Giuseppe per la tua risposta. Come giustamente detto prima non esiste solo l'omofobia, esistono anche altri tipi di fobia per quanto riguarda l'orientamento sessuale e l'identità di genere, però la domanda che vorrei farti è proprio questa. Che rapporto c'è tra questi diversi tipi di fobie? Potremmo farle rientrare tutte in un unico termine, per esempio queerfobia? [00:05:29] Speaker B: Sì, è una proposta che avevo fatto qualche anno fa in un articolo perché noi trattiamo queste forme di discriminazione separatamente per cui trattiamo l'omofobia da una parte, la bifobia dall'altra, la transfobia da un'altra ancora Il problema è che costituiscono, a mio avviso, un unico dispositivo di odio e di discriminazione che è nella nostra società e che viene interiorizzato da tutti e da tutte e da tutto, comprese le persone che fanno parte dell'ombrello LGBTQIA+. Perché? Noi sappiamo che ci sono per esempio uomini gay che sono transfobici, cioè vivendo in questa società non possiamo che interiorizzare questo dispositivo complesso e di solito capita che anche le persone LGBT+, vedano, riconoscano e quindi combattono solo la forma di discriminazione che li colpisce direttamente. Quindi i gay tendono a combattere la gayfobia, le lesbiche la lesbofobia. In realtà si tratta di un unico dispositivo teorico, che sarebbe utile definire appunto queerfobia, che è socialmente diffuso e spesso portato avanti dalle destre in Europa. perché abbiamo un unico dispositivo cioè una componente di genere per cui gli uomini dovrebbero essere la rassa padrona e dovrebbero sottomettere le donne e invece si sottomettono ad altri uomini nello stereotipo praticando addirittura la sessualità anale cioè l'uomo che deve penetrare invece viene penetrato e poi appunto abbiamo visto il disgusto per la analità Le lesbiche è il fastidio per la non centralità del pene in un rapporto sessuale. Spesso, facevo l'esempio della pornografia, i rapporti tra donne, che non chiamiamo lesbici ovviamente, sono dei preliminari, perché poi quando arriva l'attore uomo sono ben felici di interagire con lui. Cioè il lesbismo è considerato in una società fallocratica e fallocentrica come la nostra, sono considerate non riconoscere la centralità del pene. Esistono anche gli stupri di gruppo, cosiddetti stupri correttivi, perché alcuni uomini pensano che stuprando in gruppo una donna lesbica proverà le gioie dell'eterosessualità e miracolosamente passerà all'eterosessualità. Abbiamo poi il genderismo, che è appunto parte dall'essentialismo, è come se i genitali alla nascita, quelli che fanno sì che nell'atto di nascita ci sia scritto è un maschio o è una femmina, contengano una sorta di algoritmo che naturalmente porterà le persone a diventare di genere maschile o di genere femminile. Questo cancella e patologizza le persone intersessuali, cancella le persone trans, binarie o non binarie, ma anche le persone non binarie che non si considerano trans. Abbiamo poi anche questa dicotomia, non solo tra i generi come nel genderismo, ma anche negli orientamenti sessuali, cioè o sei eterosessuale o sei omosessuale, in una dicotomia netta in cui in centro non ci sta niente e allora ti devi decidere, è una fase, sei infantile oppure non hai il coraggio di assumerti la visibilità del tuo essere gay. Questo dispositivo complesso funziona all'unisono, cioè generalmente le persone omofobiche, che in grande maggioranza sono uomini, hanno fastidio per tutte queste cose, cioè per la passività sessuale cosiddetta, cioè la ricettività sessuale in un uomo, donne che fanno a meno del pene, dal punto di vista simbolico persone che transitano da un genere all'altro o sostano nel passaggio, o persone bisessuali, pansessuali o fluide che non rientrano in una di queste due categorie. E allora sarebbe teoricamente utile riconoscere un unico dispositivo queerfobico perché permetterebbe meglio di riconoscere le discriminazioni e le forme di odio, ma permetterebbe anche di combatterlo in maniera più completa e coerente. [00:10:07] Speaker A: Grazie mille Giuseppe anche per questa tua risposta. L'ultima domanda che vorrei farti invece è questa. Secondo te c'è un legame tra queerfobia e violenza di genere? [00:10:17] Speaker B: Assolutamente sì, perché noi sappiamo che la violenza di genere non è soltanto violenza maschile sulle donne e questo in maniera predominante, ed è bene nominare la maschilità dell'aggressore e la misoginia contenuta in questo, ma violenza di genere è definita anche quella intramaschile, cioè una violenza che ha a che fare col genere maschile, cioè l'attacco di uomini appartenenti alla maschilità egenonica che attaccano e escludono maschilità considerate devirilizzate, inferiorizzate, per esempio come le persone omo-bisessuali, come le donne trans appunto che vengono colpite proprio, secondo gli studi, agli zigomi al seno, cioè al lavoro di implantologia per riportarle alla supposta condizione originaria, ma abbiamo anche appunto contro le persone razzializzate, cioè considerate forme di maschilità inferiori. Ma per dare il segno di questa legame forte faccio solo due esempi. Noi sappiamo che le persone trans sono vittimizzate, ma vengono picchiate solo le donne trans, cioè abbiamo una commissione tra misoginia e transfobia. Secondo esempio, nell'ultima ricerca sulla sessualità degli italiani nati dal 2000 in poi, quindi diciamo che hanno al massimo 25 anni oggi, l'incidenza della violenza di genere sulle donne bisessuali è doppia di quella violenza di genere subita dalle donne etero e dalle donne lesbiche. Cioè anche qui la bifobia interagisce con la violenza di genere. Questo legame è fondamentale perché noi sappiamo che le persone queerphobiche sono anche persone misogene. Questo legame è assolutamente evidente nel femminismo, così come negli studi di genere, Gli studi queer questo legame è riconosciuto proprio in un'ottica intersezionale. Ci sono una minoranza di feministe che invece distinguono questi due piani. sostanzialmente dicono le stesse cose di Trump, di Pilon o della ministra Rocella, cioè affermano il genderismo. Dicono che in realtà, per esempio, le donne trans non sono donne perché fa fede il stesso attribuito alla nascita, quindi il concetto di identità di genere è rifiutato da queste feministe e quindi hanno anche atteggiamenti transfobici. E' paradossale, grammaticamente paradossale, il fatto che il femminismo nasce proprio dalla non-conseguenzialità dell'anatomia. Cioè, le femministe hanno detto, è vero che io ho un corpo femminile e posso generare, ma questo non significa che io posso fare solo la moglie e la sposa, ma posso anche fare altro, per esempio la magistrata, la filosofa, eccetera. Il genderismo che appartiene alle destre, ma anche a questa minoranza di femministe cosiddette trans escludenti, è un rischio perché abbiamo un collegamento tra, parlando in maniera schematica, le destre politiche che fanno il loro lavoro, cioè sono maschiliste patriarcali, quindi sono contro i diritti delle donne, comprese il diritto all'aborto, e un pezzo di femminismo che tradizionalmente si collocava a sinistra, sempre per essere schematiche, che hanno creato un blocco politico, che è quello che sostanzialmente ha fatto bocciare il DDL-ZAN. E allora è importante, secondo me, agire il conflitto con le destre o in generale per affermare che Il dispositivo unico della queerphobia, che si lega all'identità di genere e all'orientamento sessuale, è strettamente addentellato con la misoginia, perché è proprio l'identità di genere femminile che ha dato un destino di sottomissione alle donne sulla base di un genderismo che si fonda sul concetto di natura e di un corpo che è oggettificato e non di un corpo vissuto e quindi un corpo che nasce già nell'autoconsapevolezza e nelle relazioni. [00:15:05] Speaker A: Grazie mille Giuseppe per tutto quello che ci hai detto e soprattutto grazie mille per aver deciso di essere qui con noi e di averci donato il tuo tempo. [00:15:12] Speaker B: Grazie all'About Gender e lunga vita all'About Gender. [00:15:16] Speaker A: E ovviamente grazie mille a tutte le persone che ci hanno ascoltato. Al prossimo episodio. [00:15:20] Speaker B: Ciao!

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