Episode Transcript
[00:00:00] Speaker A: Gli studi di genere hanno pervaso ogni ambito del sapere. Molte persone, istituzioni e perfino interi stati continuano a screditarli o addirittura a proibirli. Ma questo li fermerà? Assolutamente no. Io sono Matteo Botto e questo è About Gender, studi d'altro genere.
Oggi siamo qui con Vulca Fidolini, professore associato presso l'Università di Lorraine, esperto in salute, età e genere. Ciao Vulca, è un piacere averti qui con noi oggi.
[00:00:30] Speaker B: Ciao, grazie a voi.
[00:00:32] Speaker A: Vulca, è vero che noi mangiamo diversamente in base al nostro genere?
[00:00:36] Speaker B: Allora, sì, è una domanda piuttosto complessa per poter offrire una risposta univoca, diciamo. Allora, si può ripartire da alcuni dati di ricerca. Allora, io lavorando in Francia vi parlerò soprattutto di alcuni dati che arrivano da ricerche francesi, ma diciamo che con i cugini francesi siamo abbastanza vicini in termini di abitudini alimentari e parleranno molto anche di quello che avviene in Italia. Se prendiamo, per rispondere alla sua domanda, una delle ultime ricerche disponibili realizzata nel 2017 sui comportamenti alimentari in Francia, scopriamo effettivamente che gli uomini mangiano il 46% di carne più delle donne. Lo vedete, è una lettura molto binaria e quando parliamo di consumo di carne, per esempio, in queste ricerche non si parla di carne bianca, del pollame, e sono dati molto simili a quello che possiamo osservare in Italia. Benché, come vi dicevo, intanto c'è da intendersi su cosa intendiamo per carne. Ci sono tutta una serie di lavori antropologici che precisano come, per esempio, il tonno sia una categoria di alimenti difficile da definire come carne. carne o meno, trattandosi di un animale sì che sanguina nel momento in cui arriviamo a preparazione per renderlo alimento. Quindi c'è questa differenza che si osserva in termini di comportamenti, di scelte alimentari e possiamo aggiungere a questo, da un punto di vista più sociologico, tutta una serie di fattori che contribuiscono a propendere, aiutarci a propendere verso una risposta che sì, effettivamente mangiamo in maniera diversa anche in base al genere. Innanzitutto il rapporto con il cibo e con il piatto, con quello che abbiamo nei piatti in termini di porzioni, in termini di, un esempio molto semplice, osservare una donna che richiede più volte uno stesso piatto, che chiede di mangiare in maniera più copiosa. oppure il rapporto, pensate, alla selvaggina. Insomma, vedete, i tipi di alimenti già connotano un tipo di consumazione che effettivamente ha un legame con la questione di genere. E poi il tema delle diete. Sappiamo che per molto tempo la dieta è considerata qualcosa da donna. o ancora il rapporto con gli alimenti sani, gli alimenti considerati verdi, frutta, verdura, tutta una serie di alimenti considerati più femminili. Così come l'alcol, che nella stessa ricerca che vi citavo prima, viene osservato come sia meno ricercato appunto dalle donne nei comportamenti alimentari. e di contro altri cibi connotati come più maschili. La carne, ci ritorneremo, ma anche il pane, i formaggi e appunto l'alcol più consumato dagli uomini. Poi c'è tutto un discorso di norme corporee, di standard sociali ed estetici, quindi il fatto di mangiare poco appunto. gli standard della magrezza, il fatto che si socializzi effettivamente donne e uomini differentemente sin dalla nascita a certi tipi di comportamenti e il rapporto alla salute. Per esempio numerose ricerche hanno mostrato come le donne conoscano di più le quantità di cibi che ingeriscono, le proprietà degli alimenti, siano attenti appunto a tutti questi aspetti che riguardano le proprietà del cibo con grosse differenze chiaramente anche in base alle classi sociali, alle origini sociali, tutti aspetti che partecipano a connotare i comportamenti alimentari. E poi infine un ultimo elemento, la cucina non è mai esclusivamente quello che si mangia, ma è anche appunto il fatto di preparare quello che ruota attorno all'arrito alimentare. in questo senso sappiamo molto bene quanto la cucina sia considerata spesso in maniera tradizionale un luogo femminile con appunto la donna che prepara e l'uomo a tavola. Questo rinvia tutte le rappresentazioni sulla donna in quanto più vicina a ruoli considerati di cura, di accudimento, fino alle immagini stereotipate della casalinga che per esempio in numerose ricerche ritroviamo anche a livello di rappresentazioni che i media ci forniscono oggi su ciò che è più maschile o più femminile in cucina. Per dare un esempio molto rapido è sufficiente pensare alle figure degli chef che hanno ormai colonizzato lo spazio alimentare e televisivo in Italia come in moltissimi altri paesi, e vediamo effettivamente come sempre più spesso la rappresentazione dell'uomo in cucina sia una rappresentazione particolare di una figura che è extraordinaria, che esce appunto dallo straordinario perché si tratta per lui di un'attività imprenditoriale in cui si esprime l'eccellenza del lavoro in cucina, mentre dall'altra parte effettivamente il lavoro della casalinga è rappresentato come un lavoro più ordinario, più quotidiano, di cura assicurata appunto, a livello quotidiano per la propria famiglia. Quindi per risponderti in funzione di tutti questi elementi che abbiamo detto sì, effettivamente potremmo dire che il genere se non altro contribuisce ad orientare il tipo di comportamento che si ha nei confronti del cibo e della cucina in senso più largo.
[00:05:42] Speaker A: Grazie mille Vulca per la tua risposta. E per quanto riguarda invece nello specifico le maschilità, alla luce di tutto quello che hai detto, noti delle resistenze all'interno di questi discorsi su che cos'è maschile e che cosa non lo è quando parliamo di cibo?
[00:05:57] Speaker B: Allora sì, anche in questo caso la risposta può avere diverse direzioni, ma quello che è molto interessante è quello che hai detto presentando la domanda appunto, di questo rinvio a una sorta di naturalità delle scelte alimentari e diciamo che il lavoro che possiamo fare in quanto scienza sociologica è appunto quella di decostruire questa pretesa naturalità delle scelte alimentari. Per poter rispondere alla tua questione è vero che dobbiamo un po' risalire all'origine di questi studi, perché per molto tempo la questione del genere non è stata una questione di studio quando si analizzava l'alimentazione, fino a che poi direi negli anni 90 c'è stata la pubblicazione di un lavoro che sulla scorta dei lavori femministi si interrogava su come potessimo analizzare il femminismo dal punto di vista anche dei consumi, di quello che dicevi appunto prima, dal punto di vista delle donne. Si tratta del lavoro di Carol Adams che nel 1990 pubblica The Sexual Politics of Meat, quindi il valore sessuale della carne, e questa sua ricerca che si poneva appunto da una prospettiva femminista per mostrare come anche le scelte alimentari facciano parte di un comportamento militante, ha aperto allo studio del comportamento degli uomini, dei maschi, di fronte al cibo. Secondo una visione però che per lungo tempo ha contribuito a riprodurre questa visione binaria, netta, di uomini appunto che nel momento in cui non mangiano carne o si prestano a forme di consumo alternative metterebbero in discussione, fragilizzerebbero la loro rappresentazione della maschilità, della maschilità virile. Cercando di darvi una risposta e basandomi su quello che ho potuto osservare, è opportuno credo uscire intanto da questa lettura binaria di consumo di carne dal punto di vista maschile e conferma di un ideale di una rappresentazione virile della maschilità. Se penso un po' ai risultati delle mie ricerche, innanzitutto ho osservato come su ricerche che si sono interessate a osservare i comportamenti alimentari contemporanei di uomini, soprattutto incontrati dal mio punto di vista in Francia e in Italia, anche gli uomini facciano evidentemente un uso di cibi considerati femminili. ma se ne servono in maniera, per certi versi, alternativa per rinsaldare forme di maschilità egemonica diverse. Quindi questa ibridizzazione delle maschilità avrebbe senso attraverso l'autocontrollo, la ricerca della dieta, del controllo del corpo, del digiuno, della capacità a saper badare alla propria salute e quindi esaltare in qualche modo la forza attraverso la resistenza o l'aderire a nuovi canoni di bellezza. Un altro elemento, in termini di classi sociali si osservano comportamenti molto diversi, ma anche su questo le ricerche che ho condotto mi portano a poter dire che effettivamente il cibo vegano, vegetariano, quello della filiera corta, lo slow, il bio, per esempio, Non sono più oggi ad appannaggio esclusivo di classi sociali privilegiate, classi superiori, spesso molto dotate in capitali anche culturali. Perché, penso a una delle citazioni da una delle interviste che ho realizzato, qualcuno mi ha detto basta una scatoletta di ceci per poter mangiare vegano, non è necessario andare a cercare chissà che tipo di consumo. ma il cambiamento si situa sul modo in cui giustifichiamo quel tipo di comportamento e quindi quelle differenze fra uomini che vogliono rinsaldare una forma di maschilità egemonica pur adottando un comportamento alimentare che non sembrerebbe affatto maschile Si basano per esempio sulle strategie attraverso le quali si giustifica un comportamento diverso, si applica una distinzione rispetto agli altri consumi degli altri, quindi di altri uomini, in questo modo subordinate rispetto alla maschilità egemonica. E poi un ultimo elemento, l'importanza di quella che potremmo definire la commensalità, ora non so se questo termine esiste in italiano, in Francia si parla appunto di commensalité, il fatto di analizzare il tipo di alimentazione sempre all'interno dell'interazione sociale e quindi la dimensione dell'omosocialità, vale a dire il modo in cui gli altri percepiscono il modo in cui mangio, ha un potere centrale perché permette all'interno di configurazioni sempre variabili, di riabilitare la propria maschilità in continuo anche nel momento in cui il consumo che abbiamo appena attuato non si presterebbe a un'analogia con una maschilità egemonica. Un esempio molto semplice è quello degli sportivi che ho potuto intervistare che spesso per rifiutare appunto all'interno di logiche di confronto con i pari altri maschi consumi alimentari maschili è L'unico modo per poter rifiutare questo tipo di consumo era quello di esaltare un ideale sportivo, un ideale di dieta che cura il fisico e che quindi può permettersi di rifiutare quel tipo di consumo. E vedete come, di fronte al rifiuto di quella maschilità identificata attraverso la carne, si riabilita altrimenti un profilo egemonico attraverso l'esaltazione del corpo sportivo in forma che aderisce ai nuovi canoni di bellezza. E quindi sì, possiamo dire che effettivamente in base ai consumi le maschilità sono valutate, ma oggi senza dubbio esistono strategie molteplici per poter appunto riabilitare altrimenti maschilità egemoniche e quindi riprodurre altrimenti la gerarchia nei rapporti di genere fra uomini e nei confronti delle donne, l'abbiamo detto prima. che restano e che persistono.
[00:11:36] Speaker A: Grazie mille Vulca per tutto quello che ci hai detto e soprattutto grazie mille per averci donato il tuo tempo.
[00:11:41] Speaker B: Grazie a voi.
[00:11:43] Speaker A: E ovviamente grazie mille a tutte le persone che ci hanno ascoltato. Al prossimo episodio. Ciao!