Che cos’è il genere?

Episode 1 May 13, 2025 00:17:33
Che cos’è il genere?
About Gender. Studi d'altro genere
Che cos’è il genere?

May 13 2025 | 00:17:33

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Show Notes

Nel primo episodio di About Gender. Studi d’altro genere, la Prof.ssa Luisa Stagi, sociologa dell’Università di Genova e co-direttora della rivista About Gender, ci guida in un’esplorazione del concetto cardine di questo podcast: il genere.

 

Attraverso un dialogo approfondito, affrontiamo cosa siano il genere, la socializzazione di genere e le discriminazioni di genere.

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Gli studi di genere hanno pervaso ogni ambito del sapere. Molte persone, istituzioni e perfino interi stati continuano a screditarli o addirittura a proibirli. Ma questo li fermerà? Assolutamente no. Io sono Matteo Botto e questo è About Gender, studi d'altro genere. Oggi abbiamo qui con noi Luisa Stagi, professoressa associata presso l'Università di Genova, sociologa transfeminista che da anni si occupa di tematiche di genere e anche la codirettora del nostro journal AG about gender. Ciao Luisa, è un piacere averti qui con noi oggi. [00:00:36] Speaker B: Buongiorno Matteo, grazie. [00:00:38] Speaker A: Allora Luisa, con te vorremmo affrontare quella che forse è un po' la domanda delle domande, ossia che cos'è il genere? [00:00:44] Speaker B: Eh sì, la domanda delle domande. Inizierai Dicendo che il genere è tutto quello che ci succede, circonda, ci avvolge, ci attraversa in termini di aspettative, gesti, sguardi, parole, fin da quando nasciamo, anzi forse sarebbe da dire ancora meglio prima di nascere, perché in effetti quando spunta la rotondità del ventre di una donna in gravidanza, le prime domande che le vengono poste non è se lei sta bene, se il feto sta bene, ma se è maschio e femmina e questo ci mostra che siamo immersi in un universo profondamente binario e dicotomico. Quando nasciamo, anzi ancora prima di arrivare a casa, ci sono tutta una serie di cose che sono state predisposte da noi in quanto assegnati o assegnate maschi o femmine. C'è un fiocco azzurro, rosa, che viene spesso messo sul portone per segnalare che sta per passare di lì un maschio e una e questo ha a che fare con una serie di auspici, di traiettorie biografiche, di destini profondamente diversi. Ultimamente c'è anche la moda di fare per fortuna poco nella nostra cultura italiana, molto per esempio quella statunitense, l'abbiamo vista spesso nelle serie tv o nei film, anche di fare un party per rivelare il genere del futuro nascituro o della futura nascitura e questo ci dimostra quanto sia importante che ancora prima che nasciamo si stabilisca a quale genere apparteniamo. Quando poi arriviamo, finalmente abbiamo varcato la soglia domestica, si è già preparato tutto un ambiente profondamente sessuato e differente. fatto di colori, di giocattoli e anche poi successivamente di gesti e parole, ci sono ricerche che mostrano che neonati e neonate vengono allattati o cullati diversamente a seconda del loro genere, pare che i bambini vengano allattati più frequentemente quando piangono, mentre le bambine vengono cullate nell'idea che abbiano paura, abbiano bisogno di una forma di cura di questo tipo, ovviamente sono tutte supposizioni che nascono dalle nostre credenze, dagli nostri stereotipi interiorizzati. Ci sono molti studi che mostrano che già verso i due o tre anni i bambini e le bambine hanno interiorizzato queste aspettative nei loro confronti e vi si conformano e quindi sceglieranno dei giochi che considerano adeguati al loro genere, secondo le aspettative degli adulti di riferimento, degli agenti di socializzazione e sempre di più sceglieranno amici omogenei rispetto al loro genere e quindi ci ricordiamo che già dall'asilo, dalla scuola primaria ci sono i gruppi dei maschi, dei gruppi delle femmine che progressivamente si conformano e si equalizzano anche un po' gli uni contro gli altri. Andando avanti sempre di più queste aspettative diventano parte di noi, ciò che chiamiamo attitudini non sono altro che queste attese incorporate. e appunto succede che quello che gli altri si aspettano da noi diventa ciò che noi stessi ci aspettiamo dal nostro corpo, ma anche dalla nostra mente, come parliamo, come stiamo nello spazio, come gesticoliamo, ecco tutto quello che apprendiamo in questi primi anni e che si chiama in sociologia processo di socializzazione, ci farà diventare poi quello che siamo, come ci percepiamo e come il mondo ci percepirà. [00:04:36] Speaker A: Grazie mille Luisa per la tua risposta. C'è anche un'altra espressione che mi viene in mente che è socializzazioni di genere. In questo caso che cos'è che intendiamo? [00:04:44] Speaker B: Il termine socializzazione, il concetto di socializzazione è centrale nella sociologia, perché parla di un processo di apprendimento abbastanza inconscio, cosa significa? Significa che per esempio l'educazione è un processo più consapevole, io insegno delle cose, voglio che tu apprenda delle cose e lo faccio consapevolmente, la socializzazione invece passa per tutta una serie di modalità quindi questa interazione tra agenti di socializzazione, diciamo che socializzato e socializzata, che adesso è del tutto invece inconsapevole, a volte involontaria, ma proprio perché anche gli agenti di socializzazione sono immersi nello stesso sistema, nello stesso ordine di genere e non fanno altro che riprodurlo e quindi lo riprodurranno anche nei messaggi che daranno alla persona che viene socializzata. La socializzazione si basa sugli stereotipi, gli stereotipi non sono necessariamente qualcosa di negativo, anzi gli stereotipi sono necessari per l'interazione sociale e per la convivenza sociale. Sono degli schemi, delle semplificazioni, delle mappe mentali, dei framework cognitivi che consentono di catalogare, classificare e riconoscere, quindi quando noi ci troviamo in un'interazione abbiamo degli elementi di preconoscenza, di quella realtà che ci consentono di muoverci adeguatamente e in modo competente, quindi è necessario avere gli stereotipi. I pregiudizi invece sono la parte agita, la parte di valutazione degli stereotipi, spesso si applicano a dei gruppi sociali e hanno una valenza di potere e spesso di etichettamento. Gli stereotipi invece sono degli attributi, delle informazioni, ultimamente vengono chiamati anche bias, quindi sono delle distorsioni che noi applichiamo necessariamente nell'interazione e questo nella socializzazione di genere, che è una socializzazione specifica, che è quella di cui parlavo poco fa, che è quella in cui siamo immersi e immerse fin da quando nasciamo, hanno un'importanza fondamentale. Gli stereotipi di genere si dividono in due tipologie, due macro tipologie, i cosiddetti stereotipi sessuali e quelli sessisti. Quelli sessisti sono facilmente riconoscibili e sono di solito quelli che gerarchizzano le relazioni tra i generi, che considerano più uomini più capaci di alcune cose e le donne meno e via dicendo e quindi paradossalmente sono meno pericolosi perché li vediamo e possiamo decostruirli. I cosiddetti stereotipi invece sessuali si basano appunto su queste credenze, su queste aspettative e generano una serie di conseguenze. Spesso succede quello che in sociologia si chiama la profezia che si autoavvera. cioè quello che gli altri credono oppure come definisci una situazione poi produce degli effetti di realtà e quindi alla fine se tu pensi che io in quanto assegnata femmina alla nascita abbia tutta una serie di caratteristiche ti comporterai con me in quel modo e alla fine quelle caratteristiche diventeranno reali. Nella nostra ricerca, nella ricerca che qualche anno fa abbiamo fatto con la mia collega Emanuela Abbatecola, una ricerca all'interno di alcune scuole primarie, per esempio abbiamo visto che le e gli insegnanti, ma si può dire le e gli insegnanti perché in realtà la scuola primaria la maggior parte della componente è femminile, ma qui sarebbe anche tutto un altro discorso, perché poi questo varia a seconda dei gradi della scuola e della forma di implicazione nella formazione, però diciamo che nella scuola primaria l'extra grande maggioranza di insegnanti è donna, noi abbiamo fatto questa rilevazione con strumenti qualitativi e quantitativi che ci mostrava che avevano una forte interiorizzazione di questi stereotipi. Quando poi siamo entrate nelle classi abbiamo visto nell'interazione quotidiana la riproduzione di questi stereotipi. e come questo loro considerare differentemente i bambini e le bambine produceva degli effetti reali. Faccio un esempio, ogni giorno i bambini e le bambine a turno dovevano apparecchiare per la merenda, era un compito che si era deciso proprio per annullare gli stereotipi di genere di far svolgere in modo alternato i bambini e le bambine, quando veniva chiesto di apparecchiare alle bambine, le maestre si aspettavano che questo compito fosse eseguito alla perfezione, perché si sa le bambine sono affidabili, le bambine sono ordinate, le bambine hanno questa dote di cura. Quando lo facevano i bambini, gli insegnanti si aspettavano che lo avrebbero fatto male, che non lo avrebbero eseguito bene e allora poi andavano loro a finire il compito, mettevano a loro posto i piatti e via dicendo. Una volta mi è capitato addirittura che una maestra, dopo che la bambina aveva eseguito perfettamente questo compito, la richiamasse verso di me e mi dicesse, hai visto che brava donnina? Questo tipo di racconto ci parla di due cose. è appunto come le aspettative poi producono dei comportamenti, io mi conformo, pensi che io sia portata per questa cosa qua e questa cosa qua la faccio bene e viceversa per i bambini io non sono portato per questi compiti e quindi lo svolgerò mai. Ma in più c'è anche l'incentivo, l'incentivo è un dispositivo formidabile della socializzazione, perché non solo mi aspetto, ma poi ti premio perché hai fatto bene che cosa, quello che io mi aspettavo che tu facessi. Nella socializzazione di genere, ma nella socializzazione in generale, i dispositivi che la rendono efficace sono proprio i premi e le punizioni, le chiamiamo così molto sinteticamente. e quindi ogni volta io ricevo un incentivo perché mi sono conformato al mio genere, oppure vengo in qualche modo stigmatizzato o punito simbolicamente perché non lo faccio e questo ovviamente radica fortemente questi comportamenti diciamo nel mio modo di pormi nei confronti del mondo, ma anche poi nel modo in cui io mi sento, perché ovviamente se vengo valorizzato perché faccio una cosa la rifarò e quindi questa cosa si sedimenterà. [00:11:21] Speaker A: Grazie mille Luisa anche per questa risposta. Direi che il punto centrale che hai toccato è proprio quello sui premi e le punizioni che portano a dover rispettare delle norme. Quindi la domanda che mi viene da farti adesso è questa. Queste norme possono portare a delle discriminazioni? [00:11:38] Speaker B: Purtroppo sì. che il problema è notevole, nel senso che queste aspettative di fiducia, di sfiducia nelle capacità di un bambino o di una bambina producono poi una serie di attitudini diverse, noi consideriamo le attitudini come qualcosa di nato e invece sono apprese le attitudini. Quindi quest'insieme di aspettative che ci circondano e anche di stimoli che ci vengono suggeriti e dati, quindi se io continuo a esercitarmi in un certo modo, quindi se io continuo a usare di più certi dispositivi, a stare di più nello spazio pubblico, i bambini giocano più spesso all'aria aperta ancora adesso, oppure se a scuola un insegnante mi sollecita di più verso una materia oppure un'altra perché è convinto che i bambini, i ragazzi siano più portati per esempio per le discipline scientifiche, matematiche, logiche e le bambine per le materie umanistiche, alla fine tutto questo produrrà degli effetti. Una famosa ricerca di Rene Biemi sulla segregazione formativa ci mostra che effettivamente tutte queste aspettative ci portano poi a considerarci più inclini verso certe traiettorie formative piuttosto che altre e quindi poi a professionalizzarci, a specializzarci in alcuni ambiti piuttosto che altri. La sua ricerca mostrava che per esempio molti ragazzi che scelgono percorsi formativi, superiori, corsi di laurea più rivolti alla cura, lo fanno dopo aver sperimentato altro o comunque aver vissuto delle esperienze che gli hanno fatti accorgere che esisteva anche quella possibilità. perché altrimenti nessuno aveva mai detto loro che potevano essere per esempio delle assistenti sociali, degli psicologi, degli infermieri e lo stesso vale per le ragazze che difficilmente scelgono per esempio, anche se adesso le differenze sono diminuite, dei percorsi formativi di matrice più scientifica. Quando anche però ci sono invece delle persone che riescono a rompere questi soffitti di cristallo o queste barriere di vetro dei percorsi formativi, si usa il cristallo e il vetro come metafora perché è qualcosa di invisibile che però impedisce la libertà di azione alle persone, quando anche queste persone riescono ad avarcare questa soglia, poi invece subiscono delle discriminazioni per esempio nella selezione lavorativa, si sa che a parità di curricula si scelgono le persone sulla base di queste credenze, famoso ormai l'esperimento della tenda nera usato nella selezione, dei musicisti per le orchestre, la cosiddetta blind audition, che ha mostrato che da quando si usa questa tecnica per cui si mette una tenda nera che impedisce alla giuria di capire se dall'altra parte c'è un maschio o una femmina, La selezione delle donne orchestrali è aumentata del 50%, questo ci mostra come questi bias, questi stereotipi influenzano il nostro giudizio e la nostra capacità di andare oltre il genere, guardando le competenze. Quindi per concludere, tutto questo poi si trasforma in ruoli differenti, in tempi differenti, in spazi La città è profondamente genderizzata, il giorno e la notte sono due spazi che vengono abitate diversamente, da uomini e da donne, ci sono spazi che hanno una gerarchia di genere forte, quando una donna cammina per strada e subisce il catcalling o semplicemente gli sguardi o dei marcatori di presenza, questo fenomeno a cui ormai abbiamo dato un nome, ha a che fare con una genderizzazione degli spazi, lo spazio pubblico è abitato prevalentemente dai maschi bianchi, eccetera, eccetera e quindi c'è un diverso potere, quando una donna incontra un uomo per strada di solito è lei che abbassa prima lo sguardo, ecco queste regole sono quelle regole che impariamo fin da piccolissime e piccolissime e fanno parte appunto di quella socializzazione di cui dicevamo che è questo processo che ci fa prendere inconsciamente delle cose che poi diventano regole di comportamento, di divisione, di compiti, di ruoli, di spazi e di tempi. Per concludere quindi il genere che cos'è natura o cultura, beh è natura, nel senso che è cultura interiorizzata, è una cultura che è talmente tanto sedimentata e diventata solida, che diventa anche corpo e infatti noi chiamiamo questo processo, processo di sessuazione, cioè quanto la cultura e tutto quello che la cultura dice su come devono essere uomini e donne, diventa poi parte di noi e quindi reifica, rende reale un processo che in realtà è basato solo su delle credenze, su delle aspettative e su degli stereotipi. [00:17:08] Speaker A: Grazie mille Luisa perché tutto quello che ci hai detto ci è estremamente utile come cappello introduttivo per tutti quelli che saranno gli argomenti che affronteremo in questo podcast. Quindi davvero grazie per le tue competenze ma soprattutto grazie per il tuo tempo. [00:17:22] Speaker B: Grazie a voi. Buon lavoro. [00:17:24] Speaker A: E ovviamente grazie mille anche a tutte le persone che ci hanno ascoltato. Al prossimo episodio. Ciao.

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