Il mondo del lavoro discrimina ancora in base al genere?

July 09, 2025 00:10:11
Il mondo del lavoro discrimina ancora in base al genere?
About Gender. Studi d'altro genere
Il mondo del lavoro discrimina ancora in base al genere?

Jul 09 2025 | 00:10:11

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In questo episodio, la Prof.ssa Barbara Poggio, sociologa e Prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento, ci guida in un’analisi lucida e documentata delle disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro. 

Discutiamo se e come il genere continui a influenzare l’accesso, le opportunità e le condizioni lavorative. Esploriamo il tema della segregazione occupazionale, ovvero la concentrazione di uomini e donne in settori e ruoli differenti, spesso gerarchizzati. Infine, riflettiamo su quali politiche e pratiche possano realmente contrastare queste disuguaglianze e promuovere ambienti lavorativi più giusti, inclusivi e paritari. 

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Episode Transcript

[00:00:00] Speaker A: Gli studi di genere hanno pervaso ogni ambito del sapere. Molte persone, istituzioni e perfino interi stati continuano a screditarli o addirittura a proibirli. Ma questo li fermerà? Assolutamente no. Io sono Matteo Botto e questo è About Gender, studi d'altro genere. Oggi siamo qui con Barbara Poggio, professoressa ordinaria presso l'Università di Trento, si occupa di genere da molti anni ed è anche prorretrice alle politiche di equità e diversità. Ciao Barbara, è un piacere averti qui con noi oggi. [00:00:33] Speaker B: Grazie, grazie di questo invito. [00:00:36] Speaker A: Barbara, andrei subito dritto al punto. Il mondo del lavoro, secondo te, discrimina ancora in base al genere? E se sì, come? [00:00:42] Speaker B: Certamente il mondo del lavoro è cambiato nel tempo, ci sono stati significativi miglioramenti, ma le asimmetrie di genere persistono, anche se magari conformi e con modalità diverse, e ci sono anche delle tipologie che merdono. Diciamo che, insomma, al di là dei fenomeni più espliciti di discriminazione diretta, sono diverse le situazioni problematiche. richiamo le principali diciamo. In primis sicuramente c'è tutta la questione della partecipazione al mercato del lavoro e dei livelli di occupazione e qui si aprono diverse questioni, intanto in particolare nel nostro paese la presenza delle donne nel mercato del lavoro, la presenza attiva, è limitata molto di sotto anche delle medie europee e aumenta con lentezza. Quasi una donna su due non lavora e poi c'è il problema dell'accesso e dell'uscita, nel senso che le donne fanno più fatica ad accedere al mercato del lavoro rispetto agli uomini e hanno maggiori probabilità di abbandono, circa una donna su quattro lascia il lavoro dopo la nascita dei figli. C'è un problema che non riguarda solo le persone che sono già dentro, ma anche le giovani donne che mediamente sono più istruite, sono più motivate, ma che faticano di più ad accedere al mercato del lavoro, quindi questo è il primo tema. Il secondo tema è quello dell'acconciliazione tra vita personale, familiare e soprattutto vita lavorativa, che resta un elemento rilevante rispetto al lavoro e un elemento anche appunto di assimetria poi nell'accesso perché c'è una simmetria a priori che è quella all'interno delle famiglie nella divisione dei ruoli che è ancora appunto non equilibrata e quindi rende più difficile essendo carico il cura non solo dei figli ma anche di altre familiari, persone a carico soprattutto sulle spalle delle donne e quindi rende poi per loro più difficile essere più flessibili diciamo rispetto anche alle esigenze del mercato del lavoro. C'è poi una questione di segregazione orizzontale e verticale. Uomini e donne non sono ugualmente distribuiti nei diversi ambiti del mondo del lavoro e le donne lo sono meno in quelli anche più riconosciuti e più prestigiosi e meglio pagati. E' un problema di segregazione verticale, le donne sono meno presenti nelle posizioni più elevate delle professioni. E questo si riverbera poi anche in un divario di tipo salariale, immediatamente le donne hanno salari più bassi e poi previdenziale, in un contesto in cui poi oggi la previdenza, sono le pensioni, sono calcolate su quanto si è contribuito, ovviamente le donne insomma vivono una situazione di minor riconoscimento economico anche rispetto alle pensioni. E poi c'è un tema, questo forse è un tema invece tra quelle emergenti, legato alla precarietà lavorativa. Le donne più degli uomini si trovano in situazioni di precarietà lavorativa, anche le giovani donne, quelle che accedono. Diciamo che tutti i giovani e Donne e uomini quando accedono al mercato del lavoro rischiano di vivere situazioni di precarietà, ma le donne più facilmente vi si trovano intrappolate. E' anche la questione della qualità del lavoro. Le donne più degli uomini tendono ad essere sovraqualificate. Oggi le donne studiano più degli uomini, ma poi nel mercato del lavoro le loro competenze e i titoli raggiunti non sono ugualmente valorizzate. Poi ci sono i problemi invece più esplicitamente legati a fenomeni di discriminazione che possono essere al momento dell'assunzione, per esempio quando ancora, sebbene non si potrebbe fare, si chiede alle donne se hanno fidanzato, se pensano di sposarsi, se hanno figli e La stessa richiesta, che di solito non avviene ma si avviene agli uomini, è un elemento a favore invece per le donne, è una criticità. E poi ci sono fenomeni legati alle molestie sul lavoro, su cui tra l'altro in Italia non c'è ancora una normativa, quindi è un problema piuttosto rilevante, tra l'altro poco studiato e poco noto, almeno nella sua sua diffusione, ci sono pochi dati, e poi tutte quelle diciamo micropratiche, sessiste diciamo, o comunque in qualche modo discriminanti, che non rientrano in fattispecie, che possono poi essere per esempio condannate attraverso strumenti giuridici, ma che contribuiscono molto a peggiorare la qualità della vita delle persone, delle donne in particolare. Insomma quindi c'è come dire un ampio range di fenomeni che ci dicono che nonostante molto anche sia migliorato, ma i problemi sono ancora significativi. [00:04:53] Speaker A: Grazie mille Barbara per la tua risposta. La seconda domanda invece che vorrei farti è secondo te quali sono gli ambiti in cui c'è maggiore segregazione di genere? [00:05:02] Speaker B: Allora, la segregazione in qualche modo è un processo, un fenomeno che riproduce una divisione tradizionale del lavoro presente nella società, quindi le donne tendono ad essere più segregate o più presenti in quei contesti che sono legati alle attività tipicamente attribuite alle donne, quindi l'ambito della cura e tutte le attività di servizio, che tra l'altro sono ambiti meno valorizzati non solo nelle famiglie ma anche nel mercato del lavoro, quindi tutto l'ambito dell'istruzione, l'ambito sanitario, l'ambito dell'assistenza sociale, sono appunto settori dove c'è una fortissima concentrazione femminile, mentre invece gli uomini sono più presenti negli ambiti diciamo tecnico-scientifici, che sono anche quelli un po' di più di punta anche nel presente lo saranno sempre più nel futuro tra l'altro, quindi l'ingegneria, l'informatica, la tecnologia, la finanza, tutto l'ambito diciamo delle scienze applicate con qualche eccezione. Tra l'altro è interessante anche osservare come alcuni lavori abbiano nel tempo cambiato la loro connotazione di genere, questo ci dice che appunto non parliamo di qualcosa che è naturale ma che è squisitamente sociale. Lavori come quello dell'insegnante, che originariamente erano maschili, poi nel momento in cui diventano attività più, in qualche modo, democratiche, più diffuse, al tempo stesso meno riconosciute e poco pagate, diventano sempre più femminili, no? Ma questo vale anche per altri settori, dal lavoro bancario agli autisti degli autos. Ci sono alcuni ambiti che, appunto, sono partiti come maschili e sono diventati femminili e in questo percorso hanno perso di prestigio e di rilevanza sociale. Se invece parliamo della segregazione verticale, allora la possiamo trovare all'interno, diciamo, di tutti i settori, tipicamente quelli maschili, ma anche quelli più femminilizzati, come appunto ciò prima, l'insegnamento o la sanità. E qui è interessante notare come, tra l'altro, gli uomini abbiano di solito carriere più rapide nelle professioni a prevalenza femminile, no? C'è proprio anche un nome per questo fenomeno, si chiama Bless Escalator. che appunto è la maggiore possibilità degli uomini di arrivare nelle posizioni più alte dove sono sotto rappresentati, cosa che non accade all'inverso per le donne. Quindi questi sono un po' direi gli ambiti dove ritroviamo maggiore criticità guardando alla configurazione del mercato del lavoro, ma come dicevo appunto possono cambiare nel tempo perché questi sono fenomeni sociali. [00:07:25] Speaker A: Il panorama che c'è delineato devo ammettere che non è proprio quello dei più rosei e quindi proprio per questo ti vorrei chiedere secondo te che cos'è che possiamo fare per cambiare questo sistema? [00:07:36] Speaker B: Allora, intanto possiamo dire che in effetti appunto le cose sono cambiate e c'è un bicchiere mezzo pieno insomma che possiamo guardare ed è legato intanto alla maggiore consapevolezza su questi temi e al fatto anche che tutta una serie di azioni sono state messe in campo. Ci sono leggi contro la discriminazione, per le politiche a favore della parità. In Italia sono arrivate un po' dopo e sono arrivate anche grazie alla pressione dell'Unione Europea, però insomma Qualcosa abbiamo, penso tra le ultime, anche la certificazione di genere nelle aziende o gli strumenti di bilancio, di analisi all'interno di pianificazioni pubbliche, per esempio. E anche i dati ci dicono che sicuramente cose sono cambiate, che le donne sono più presenti in alcuni settori dove non c'erano e anche in posizioni più elevate, però insomma l'abbiamo visto, il problema esiste. Esiste in alcune situazioni, si accentua perché per esempio Covid, le guerre, le crisi tendono a riportare indietro la situazione, quindi da questo punto di vista è assolutamente importante lavorare e farlo su piani diversi. C'è un piano diciamo delle azioni strutturali, le cosiddette varie opportunità, azioni positive insomma che spingono, forzano un po' la realtà, non pensiamo al tema anche molto controverso delle quote, che però insomma pare funzioni no? Però diciamo che accanto alle iniziative di carattere strutturale è importante anche un lavoro di carattere culturale, perché se contestualmente non si cambia la cultura è difficile che si riesca ad ottenere risultati effettivi e questo passa attraverso tanti tipi di azione, la formazione, la sensibilizzazione. lavorare molto presto a partire dai percorsi scolastici, non solo dopo. Quindi sono tantissime le articolazioni possibili. Ecco, diciamo che, magari possiamo anche chiudere su questo, siamo in un tempo in cui c'è anche un fenomeno di backlash a cui assistiamo, che vale per tanti ambiti legati agli interventi sul genere, ma sicuramente a quelli sul mercato del lavoro. Insomma, pensiamo a queste grandi aziende che hanno deciso di fare un passo indietro sulle attività legata all'equità, alla diversità, all'inclusione e questo appunto ci dice ancora una volta che non basta solo intervenire dal punto di vista delle forzature strutturali, ma se non cambia la cultura poi il rischio di passi indietro è esistente, insomma quindi credo che canto a spinte di sistema dobbiamo davvero pensare a un lavoro capillare di cambiamento culturale. [00:09:51] Speaker A: Grazie mille Barbara per tutto quello che fai, per il tuo preziosissimo lavoro di ricerca e soprattutto grazie mille per il tuo tempo per aver deciso di essere qui con noi oggi. [00:09:59] Speaker B: Grazie. [00:10:00] Speaker A: E ovviamente grazie mille a tutte le persone che ci hanno ascoltato. Al prossimo episodio. Ciao.

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